Non bastavano i 49 milioni di euro rubati impunemente dalla Lega, come accertato dalla magistratura dopo regolari processi, e dispersi nei paradisi fiscali di questo triste pianeta. Non bastavano le imbarazzanti situazioni di emissari della Lega a colloquio con esponenti della nomenclatura di Mosca circa finanziamenti russi illeciti attraverso forniture petrolifere, non bastava il processo che pende su Salvini per aver impedito l’approdo alle navi delle ONG quando era Ministro dell’Interno.

Ora c’è anche il caso Fontana, Governatore della Lombardia, già sindaco di Varese, ricchissimo di suo, sposato a una donna più ricca di lui, impelagato in una storia di camici prima venduti e poi donati da suo cognato alla Regione Lombardia, di bonifici fatti e ritirati in un quadro che è ridicolo prima che tragico, tanto da far pensare a una vera e propria farsa atellana (roba di secoli fa degli osci di Atella): Dama, l’azienda del cognato di Fontana, Andrea Dini, riceve da Aria, la società deputata agli acquisti della Regione, la richiesta di una fornitura da 513mila euro per 75mila camici e e 7mila set da distribuire agli operatori sanitari durante l’emergenza coronavirus. Il 20 maggio Dama, con una mail indirizzata ad Aria, a seguito di una inchiesta di Report, trasforma in una donazione la fornitura, stornandone le relative fatture, rinunciando a farsi pagare quasi 50mila camici e i set sanitari già consegnati. Fontana spiega di non essere intervenuto nella vicenda e, quattro giorni dopo, nella ricostruzione dell’accusa, cerca di fare un bonifico alla Dama per 250.000 euro, cioè gran parte del mancato profitto al quale il cognato sarebbe andato incontro tramutando in donazione alla Regione l’iniziale vendita dei 75.000 camici.

Non è una farsa? Certo, lo sarebbe se non fosse che questa vicenda ha svelato un aspetto davvero tragico del sistema Lega. Lasciamo da parte la vicenda farsesca dei camici, resta da capire come la Lega possa aver portato al Governo della Regione più importante d’Italia un evasore o elusore fiscale. Perché era noto ai più che la famiglia Fontana aveva scudato milioni di euro nel paradiso fiscale delle Bahamas.