A Roma se le danno di santa ragione fino ad apparire come una poltiglia in cui non si capisce chi parla con chi e contro chi, ma con un denominatore comune: a causa di trabocchetti sulle Commissioni Parlamentari da rinnovare, le truppe si sono ammutinate contro il capo politico Vito Crimi; i capi gruppo alla Camera e al Senato, Crippa e Perilli, vengono delegittimati. Non c’è traccia alcuna dell’Assemblea del Movimento. Si sentono voci: qui viene giù tutto.
Leonardo Di Donno, capogruppo nella Commissione Bilancio, sbatte la porta e rassegna le dimissioni. In una girandola di insensatezze avevano fatto saltare la testa prima di Pietro Lorefice, designato presidente pentastellato della commissione Agricoltura del Senato, quindi di Pietro Grasso, il candidato di Leu alla guida della Giustizia. Al loro posto due leghisti (azioni politiche da ricovero). Considerate le scorribande di molti grillini, Crimi decide di intervenire presso la Commissione Finanze della Camera e, con un atto d’imperio, sostituire, con deputati più docili, dieci deputati considerati riottosi. Difficile dimenticare le sceneggiate dei grillini perché qualche anno fa, con il governo Renzi, fu fatta una sostituzione, dico una, in una commissione. Venne giù il palazzo.
Ma non è finita: I 5 stelle impallinano il proprio stesso candidato alla Giustizia, Mario Perantoni. Viene eletto Catiello Vitiello, ex pentastellato oggi con Italia Viva. Le ironie su Crimi si sprecano: “Non riesce a contare niente nemmeno al Viminale, dove è vice dell’unico ministro tecnico, figuriamoci qui dentro”.
Ancora: serpeggia un forte malumore perché Crimi e Perilli si sarebbero fatti infinocchiare portando a una risoluzione di maggioranza un testo che faciliterebbe l’adozione del MES, a proposito del quale solo una cinquantina sarebbero decisi a far saltare il banco se il MES passasse.
Intanto, Lorenzo Fioramonti da sinistra e Gianluigi Paragone da destra stanno lavorando a due nuove formazioni diventate improvvisamente attrattive per molti parlamentari.
E Di Battista? Di Battista, dopo aver messo il naso nella piccola azienda di famiglia specializzata in ceramiche ramo sanitari con conti pericolosamente in rosso, dopo aver provato a fare il falegname, dopo aver scritto reportage assai modesti, giudicati da Aldo Grasso come i peggiori del 2019, eccolo che questa estate si esibisce come barman tra i tavoli del «Barretto», il bar-tavola calda sulla spiaggia privata dell’hotel Katia di Ortona. Per dfi più con la bandana e la presunzione di spiegare la politica ai clienti.