Ha ragione da vendere Michele Ainis che, stamattina, titola il suo articolo: il Rivio, elisir di lunga vita per il governo, a cui possiamo aggiungere: e strada in discesa verso una decrescita in…felice. E Ainis ha gioco facile a citare Seneca: “Tra un rinvio e l’altro la vita se ne va”.
Stiamo ai fatti: si proroga, rinviando ogni decisione, lo stato di emergenza anticovid; si rinviano le concessioni balneari (fino al 2033); si rinvia ogni decisione sull’utilizzo del MES, 37 miliardi a costo di interessi zero per sistemare la sanità; si rinvia la riforma dei decreti di sicurezza; si rinvia la riforma della legge elettorale; si rinvia ogni decisione circa le concessioni stradali con i Benetton che stanno prendendo in giro tutti, forti della legge del mercato.
Qualcuno potrebbe dire: meglio il rinvio che una cattiva decisione. Affermazione buona per chi vive di sensazioni e sentimenti. Non altrettanto buona per chi valuta le situazioni storiche, le serie storiche. Il Temporeggiatore Fabio Massimo guadagnava tempo, non combatteva mai a campo aperto, preferiva il logoramento del nemico, lo sfiancamento. Qui ed ora, a sfiancarsi, c’è l’Italia, il suo ordinamento, la sua economia, la sua cultura. Iperbolicamente, per assurdo, il rinvio delle decisioni da parte delle forze di governo identifica il popolo come nemico, perché lo danneggia psicologicamente e concretamente:
Non utilizzare i 37 miliardi del MES, disponibili da oltre un mese, significa ritardare la sistemazione del sistema sanità, i costi aumentano, le deficienze attuali ricadono sui più deboli. Lo stesso discorso vale per ciascuna materia oggetto di rinvio.
Questa politica del rinvio del Governo Conte viene giustificata, dai più, per la necessità di sfangare la prossima tornata del 21 settembre. Dopo le elezioni si potrà decidere. Classica dimostrazione di come l’Italia sia piena di furbizia ma scarsa di intelligenza: si tenta di ottenere un vantaggio per sé stessi, fregandosene dei danni che possono ricadere sulla comunità. Prevale la stupida cultura familistica partigiana settaria faziosa fanatica.