Sono chiamati a far le leggi giuste per il popolo. Ne approfittano per infilarci anche postille, codicilli e riferimenti tali da poterne approfittare personalmente. Sono quelli che fano schifo.
Il Governo decide di dare un bonus di 600 euro mensili, poi portati a 1.000, a tutte le partite IVA che, a causa del Covid19, sono rimasti senza lavoro. Si preoccupa di inserire una postilla per cui chi usufruisce del reddito di cittadinanza non può percepire il bonus suddetto. Giusto. Ma perché non inserire anche la postilla per escludere parlamentari e consiglieri regionali il cui stipendio corre sia che lavorino sia che se ne vadano in giro? E perché non escludere anche quelli, come per esempio i notai, che non soffrono certo per un fermo di 3-4 mesi?
La tavola apparecchiata vede topi correre di qua e di là per arraffare anche le briciole. Succede così che parlamentari, assessori e consiglieri regionali, senza un minimo di pudore, si presentano alla porta dell’Inps, come fossero degli straccioni, per chiede di ottener un bonus che, rispetto ai loro emolumenti, è una mancia.
L’elenco di questi topi, al quarto giorno dallo scoppio dello scandalo, si allunga: sono noti, oramai, i nomi dei due parlamentari leghisti, un imprenditore e una consulente finanziaria, altri tre nomi saranno resi pubblici oggi. Ieri è stata la volta degli amministratori regionali, i leghisti Stefano Bargi, consigliere regionale in Emilia-Romagna e Ivano Job, in Trentino. Nelle Marche a usufruire dei fondi emergenziali è stato l’assessore regionale al Turismo Moreno Pieroni, che si candiderà a sindaco di Loreto. Della Lega sono anche i due consiglieri del Veneto, Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli e il vicepresidente della Regione Gianluca Forcolin. In Piemonte sono al momento due i casi noti: quello del consigliere regionale leghista Matteo Gagliasso e quello del suo collega del Pd Diego Sarno. In Friuli-Venezia Giulia infine, ad aver fatto richiesta degli aiuti è stato il consigliere di Forza Italia Franco Mattiussi.
Anche il Molise presenta il topo sulla tavola imbandita: si tratta del primo sindaco di un capoluogo, Campobasso, ossia il 5 Stelle Roberto Gravina.
E siamo solo a un assaggio di questa porcheria.