Secondo Travaglio e la sua banda di giornalisti, Mario Draghi, nel suo intervento di ieri al Meeting di Rimini di Comunione e Liberazione, avrebbe promosso il Governo giallo-rosso. Niente di più falso. Ha solo dato un contentino affermando che è stato un bene assistere la popolazione in questa fase. Subito dopo, però, utilizzando più volte la parola subito, ha sferrato un colpo durissimo al pachidermico modo di procedere di questo governo.
Occorre procedere subito ad azioni concrete che disegnino un futuro, piuttosto che continuare a giocare con i miliardi da distribuire a tutti, senza scontentare nessuno, come chiedono Zingaretti e Di Maio.
Ha sottolineato, pervicacemente, la necessità di abbandonare gli interventi di breve termine, che costituiscono un ponte verso la normalità, e attivare quelli di lungo termine, quelli, cioè, che tracciano una rotta per la crescita. Il perché è semplice: il Paese, per far fronte al disastro provocato dalla pandemia, si sta indebitando enormemente; coloro che in futuro dovranno farsi maggiormente carico di onorare questi debiti sono i giovani. Tutti sono invitati a non tradirli.
Queste le sue parole molto forti e risolute: “In passato una sorta di egoismo collettivo ha dirottato risorse verso utilizzi con immediato ritorno politico. Questo adesso non è più possibile perché non dobbiamo e non possiamo privare i giovani del loro futuro”. E avverte “i sussidi sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti ma servono a ripartire, non resteranno per sempre. Ai giovani – aggiunge – bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri“.
Il rischio evidenziato da Draghi è forse più sociale che economico: il pericolo di una perdita di capitale umano. Il Pil si recupera, le generazioni, invece, si possono perdere definitivamente. “Nel secondo trimestre del 2020 l’economia si è contratta a un tasso paragonabile a quello registrato dai maggiori Paesi durante la seconda guerra mondiale. La nostra libertà di circolazione, la nostra stessa interazione umana fisica e psicologica – aggiunge – sono state sacrificate, interi settori delle nostre economie sono stati chiusi o messi in condizione di non operare. L’aumento drammatico nel numero delle persone private del lavoro che, secondo le prime stime, sarà difficile riassorbire velocemente, la chiusura delle scuole e di altri luoghi di apprendimento hanno interrotto percorsi professionali ed educativi, hanno approfondito le diseguaglianze”.
In concreto, Mario Draghi si augura che tutte le forze politiche accettino l’idea di indebitare l’Italia in senso “buono” per non tradire i giovani e dice: “La ricostruzione sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo. Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi come investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc”.
Dovrà quindi essere un debito “buono”, che gli investitori riconoscono come tale. Altrimenti non basteranno i bassi interessi a salvarci dal peso di un fardello sempre più impegnativo da sopportare.