In tanti hanno provato, da almeno 30 anni, a introdurre modifiche alla parte seconda della nostra Costituzione per rendere più efficace ed efficiente la macchina dello stato. L’ultimo è stato Matteo Renzi che, con il referendum del dicembre 2016, provò ad eliminare il bicameralismo perfetto, ridurre il numero dei parlamentari, ridurre gli emolumenti dei consiglieri regionali ed eliminare enti inutili come il CNEL.

Ora ci provano i 5 Stelle che propongono la riduzione dei parlamentari con una riforma un po’ rozza ma non meno importante di quella di Renzi e di altri prima di lui.

E anche questa volta, si ripete la farsa degradante di politici che, dapprima sull’onda emotiva popolare, accettano di ridurre numeri ed emolumenti, ma, arrivati, al dunque, sollevano prima qualche dubbio e, poi, affumicano il popolo con idee da azzeccagarbugli pur di mantenere invariato il numero delle poltrone e il volume degli emolumenti. Alla faccia della povera gente.

Non condivido quasi nulla della politica dei 5Stelle, ma questa battaglia per la riduzione del numero dei parlamentari è sacrosanta e non è affatto, come sostengono molti, foriera di cattivi risultati. I 5Stelle, in questa operazione, dicono una sola cosa fasulla e, cioè, che grazie al referendum lo Stato risparmierà centinaia di milioni a legislatura. Non è giusto dire questo. Non si risparmia sulle istituzioni. E questo dovrebbe essere chiaro a tutti.

Vediamo punto per punto perché è giusto votare Si al prossimo referendum.

  1. Il numero attuale dei parlamentari non è figlio della carta costituzionale del 1948 ma di una decisione presa successivamente nel 1963, ad usum dei partiti di allora, DC in testa. In quell’occasione fu anche creata, derogando al dettato costituzionale, la piccola Regione Molise, con 6 parlamentari in più. Va detto che nel ’63 il potere legislativo era esclusiva del Parlamento, oggi molte leggi sono emanate dall’Unione Europea e dalle Regioni. 
  2. Un Parlamento, meno pletorico, è più credibile, efficiente e funzionale perché composto da eletti meno indistinti e dunque più forti, autonomi e autorevoli.
  3. L’efficienza di un’assemblea è inversamente proporzionale al numero dei suoi membri.
  4. La scarsa rappresentanza di alcuni territori, che si determinerebbe dopo il si al referendum, può essere superata facilmente con il ridisegno dei collegi elettorali,  impegno già preso da tutte le forze politiche. Non è un buon alibi per votare no. Semmai è la dimostrazione che i politici sono attaccati a poltrone e poltroncine e sono pronti a fare carte false pur di mantenerne il numero.
  5. Il Parlamento non funzionerà peggio, anzi potrebbe funzionare meglio se si coglie questa occasione per mettere mano a tanti aspetti dei regolamenti e delle prassi parlamentari
  6. i cittadini, chiamati da anni a fare sacrifici, apprezzeranno un’istituzione che dà finalmente il buon esempio in casa propria.
  7. Il no aggraverebbe il fossato di sfiducia che già c’è tra cittadini e istituzioni, 

Non amo la politica dei 5S, ma sarebbe intellettualmente disonesto boicottare questa riforma da essi voluta, come fu intellettualmente disonesto, da parte del M5S e di altre forze politiche, votare no  al referendum del 2016 di Matteo Renzi.