C’è voluto il ragazzo pestato e ucciso la notte fra il 5 e il 6 settembre, Willy Monteiro Duarte perché l’INPS scoprisse che i suoi feroci presunti assassini non hanno requisiti per godere del reddito di cittadinanza. Perché questo è successo: i fratelli Bianchi, i palestrati che la Magistratura indica come i picchiatori di Colleferro in provincia di Roma percepivano il reddito di cittadinanza nonostante fossero ricchi di proprio e con loro lo percepivano il padre e gli altri due presunti assassini Mario Pincarelli e Francesco Belleggia. Gli accertamenti fiscali e patrimoniali, portati avanti dagli inquirenti, parallelamente all’inchiesta sulla morte del giovane di Paliano, hanno evidenziato che i quattro ragazzi e gran parte dei componenti delle loro famiglie risultano nullatenenti, o quasi, sulla carta, svolgono lavori umili ma, stranamente, posseggono ville, automobili costose, vestiti firmati, orologi d’oro e vacanze in località notoriamente esclusive. E sfacciatamente, in barba ad ogni ritegno umano e civile, come topi, si sono infilati nelle maglie scomposte dello Stato per rubare, a chi ne ha diritto, il reddito di cittadinanza.
E, allora, sono giuste le domande che tutti si pongono:
“È vero che i quattro accusati percepiscono il reddito di cittadinanza? Se sì, come mai le indagini patrimoniali sono state effettuate solo a seguito dell’omicidio di Colleferro, quando invece era noto a tutti lo stile di vita alquanto sopra le righe che i quattro conducevano?”.
E ancora più desolanti sono le conclusioni:
“Il reddito di cittadinanza è stato notoriamente erogato a delinquenti, spacciatori, contrabbandieri ed ex terroristi, ma il caso dei quattro arrestati per l’assassinio di Willy dimostra come questa marchetta di Stato non preveda alcun controllo”.