Sia che si parli del si e del no al referendum per il taglio dei parlamentari, sia che si parli delle Regionali con la vittoria della Lega in Toscana o del PD nelle Marche, sia che si parli delle Comunali, la sensazione è una sola: la nostra Italia è immersa in una immensa, smisurata, sconfinata melassa. Oramai va bene tutto: il governo Conte continuerà a imperversare con la sua montagna di parole, parole, parole condite con i miliardi europei.
Abbiamo avuto gli Stati Generali domenica 21 giugno, 9 giorni di “passerella” inscenata dal premier, Giuseppe Conte, nella splendida cornice di villa Doria-Pamphilj che prometteva risultati rivoluzionari e si sono risolti in una montagna di parole, parole, parole. Non solo. Dopo di essi, i 5 Stelle si sono avvitati in una crisi interna squassante, con lo scontro tra l’asse Grillo-Di Maio e quello Casaleggio-Di Battista. Nel Pd si mette in dubbio la leadership di Zingaretti. I dossier aperti e mai risolti più scottanti sono tutti sul tavolo (Alitalia, Ilva, Autostrade, etc.): I “decreti sicurezza” dell’allora ministro Salvini sono sempre in vigore con un PD fagocitato dal M5S . Infine, il voto sul Mes, c’è, non c’è, cucù.
Abbiamo avuto la task Force di Vittorio Colao, voluta da Giuseppe Conte che ha impegnato un centinaio di studiosi, scienziati, economisti, sociologi per un piano utile a innescare trasformazioni profonde del sistema socioeconomico italiano e comunicabile nel suo insieme per generare fiducia nel Paese, sia internamente sia in campo internazionale”. Ha prodotto parole, parole, parole ed è finito nel cassetto.
Tutto viene derubricato, sia che si tratti di un voto politico, sia che si tratti di conflitti insanabili tra partiti di governo, sia che la magistratura porti alla luce nauseabondi vicende di mazzette, ruberie, imbrogli, frodi, speculazioni. Tutto viene addolcito, ammorbidito, mitigato, lenito dalla grande melassa delle centinaia di miliardi che l’Europa sta mettendo a disposizione del potere politico ed economico italiano. Ed emerge chiaramente come l’Italia si sia avvitata in una crisi di sistema che porta diritto verso il pozzo dell’accidia e della indifferenza per cui non meraviglia più di tanto che l’ultimo governo nato nelle urne risalga a dieci anni fa, che le istituzioni abbiano una crisi di legittimazione, che un premier non eletto faccia un governo con la Lega, per poi farne un altro contro la Lega, peraltro in nome del pericolo democratico rappresentato da quelli con cui governava insieme fino al minuto prima.