Fuori dai denti, Carlo Calenda, intervistato dal Quotidiano.net, la butta giù dura e giusta: Serve un governo di unità nazionale. L’Italia ha bisogno di un esecutivo formato da persone che abbiano esperienze di gestione nel settore privato o nel settore pubblico. Non un esecutivo che, nell’emergenza, non riesce a far funzionare lo Stato a dovere. Questo governo è indietro su tutto: economia, Recovery fund, sanità, istruzione. Tra retorica e Stati generali si produce ben poco”.

E non è certamente un problema di soldi. Ci sono miliardi messi a disposizione dall’Europa, sono miliardi di euro ottenibili con la formula MES, Recovery Fund, Disoccupazione, PMI, ecc… Certo, si tratta di indebitarsi, ma un conto è farlo per innovare il sistema e un altro conto è farlo per spendere e spandere a caso con la solo strategia di inseguire il virus sia dal punto di vista sanitario che da quello economico. Il governo è chiuso nel suo bizantinismo tra Comitati Tecnici, che prevedono a occhio, e avvocati che mettono a punto i decreti per dare risposte sui denti al problema del giorno, dipende da chi urla di più.

E quando Conte sfida i critici a fare proposte alternative, dimentica, come denunzia Calenda, che a maggio abbiamo fatto un progetto dettagliato, regione per regione, per gestire la seconda ondata che abbiamo portato al ministro della salute Speranza, spiegando cosa si sarebbe dovuto fare. Bene: oggi è stato fatto più o meno la metà di quello che serviva”.

È indispensabile che la politica ritrovi la propria dimensione fondamentale: il progetto, una visione orientata al futuro. Se manca una strategia, una finalità, non di azione si tratta, ma di mera reazione. E in una situazione di imprevedibilità generalizzata la paura diventa angoscia, e l’angoscia diventa rabbia

In definitiva, occorre che i partiti si accordino a proporre un governo di persone che hanno amministrato bene nel privato o nel pubblico, grandi regioni o grandi comuni, con in testa un personaggio unico nel suo stilo e nelle sue competenze: Mario Draghi.