Incredibile ma vero. Allora, Repetita juvant!!!

Nel novembre 2019 i pm fiorentini aprirono un fascicolo con l’ipotesi di reato di traffico d’influenze illecite e il finanziamento illecito ai partiti. Fu coinvolto, tra gli altri, anche l’imprenditore e manager del fondo Algebris, Davide Serra, che aveva effettuato erogazioni liberali in favore di detta Fondazione Open. Ma nel fascicolo non c’era alcuna ipotesi di reato. Ciononostante, la Procura aveva chiesto disequestrare il computer utilizzato dall’imprenditore e la posta elettronica che aveva archiviato.

A dodici mesi di distanza la Cassazione ha stabilito che quell’atto era nato sbagliato. Perché troppo generico sull’ipotesi di reato ma, anche e soprattutto, perché non serviva a verificare una tesi accusatoria, ma a trovarne una. A cercare, dal nulla e su file che potevano essere anche molto riservati, una possibile traccia di un qualche reato. Il sequestro, scrivono nelle sei pagine di motivazione i giudici della Cassazione, aveva “primari fini esplorativi”.

Giustamente, proprio per lo scandalo delle perquisizioni annullate dalla Cassazione, Matteo Renzi si aspettava le scuse dai PM fiorentini e, invece, è arrivato un avviso di garanzia multiplo. Un avviso di garanzia in cui Maria Elena Boschi viene scambiata per Lorenzo Guerini, giusto per far capire il rigore di questa indagine. 

In questa dichiarazione resa da Renzi in Parlamento (clica qui https://www.youtube.com/watch?v=yhPOp7YN3wI&feature=youtu.be) c’è tutto quello che c’è da capire, un anno prima che la Cassazione smentisse fragorosamente i PM fiorentini. 

Matteo Renzi, intervistato a proposito di questa nuova azione dei pm fiorentini, ha dichiarato: «Mi viene da dire che paradossalmente preferirei che i pm fiorentini, che indagano su Open, fossero in malafede. Perché se invece di essere in malafede, fossero solo superficiali sarebbe peggio. Ci hanno mandato un avviso di garanzia in cui scambiano la Boschi con Guerini. Per capire le differenze tra Boschi e Guerini non è necessario aprire il codice penale, basta aprire un giornale».