Pochi hanno il coraggio di ricordare che con il governo Renzi 2015/17 ci fu una ripresa, come dimostrano tutti gli indici economici,  grazie a una politica industriale che vide nella riforma Industria4.0 la sua punta di diamante (processo che ha portato alla produzione industriale del tutto automatizzata e interconnessa). La ripresa avvenne, quindi, grazie al traino dell’industria e della manifattura e grazie agli investimenti privati. Ci fu uno scatto in avanti molto importante. Seguirono il blocco della crescita del Debito Pubblico, l’incremento degli Occupati a Tempo Indeterminato, l’aumento del Prodotto Interno Lordo. 

Nel 2018 questo processo fu impallato, bloccato con un movimento di massa ben manovrato da populisti di destra ed ex-comunisti di sinistra gelosi della Ditta, fino a un capovolgimento totale delle politiche adottate fino a quel momento. Furono introdotte politiche assistenziali neanche minimamente coordinate tra loro come il reddito di cittadinanza, che ha fatto confusione tra lotta alla povertà (già finanziata con il reddito di inserimento)  e politica attiva del lavoro, e la Quota 100 che avrebbe dovuto, senza riuscirci, mettere a riposo centinaia di migliaia di lavoratori anziani per sostituirli con forza di lavoro giovane di pari numero. Le tabelle che seguono sono state costruite con i dati forniti dall’Istituto Nazionale di Statistica e dimostrano quanto più sopra affermato.

La prima tabella dimostra come il debito pubblico fu bloccato al valore di 131 punti percentuali circa; l’occupazione a tempo indeterminato salì da 14.400.000 a circa 15.000.000 seguita anche da un aumento di quella a tempo determinato; il PIL ebbe variazioni positive dello 0,3-0,4% trimestrale, pari all’1,2-1,6% annuo.

Ora, se è vero che la pandemia costringe a misure di emergenza, se è vero, quindi, che bisogna aiutare chi è costretto a chiudere le proprie attività, se è vero che occorre aiutare chi ha bisogno, se è vero che non bisogna lasciare nessuno indietro, occorre farlo con intelligenza senza il ricorso a facili demagogie, false illusioni, false prospettive.

Per essere chiari: 

  • sussidi servono in parte, ma non possono rappresentare il tutto; giusto immettere liquidità per l’emergenza, ma non ci si può fermare a questo.
  • Il blocco dei licenziamenti comporta anche il blocco delle assunzioni. Una soluzione così generalizzata favorisce le aziende in crisi e danneggia quelle in pieno sviluppo. Tra pochi mesi, quelle in crisi, dopo un fittizio periodo di mantenimento in vita, spariranno comunque;  quella sane saranno esponeste a una concorrenza micidiale.
  • l’attenzione, quindi, andrebbe posta o tornare ad essere posta sul potenziamento permanente di tutte le forme di incentivo agli investimenti, partendo dalla suddetta Industria4.0 e proseguendo con  ricerca e sviluppo, legge Sabatini (acquisto agevolato di beni strumentali), Patent Box (regime opzionale di tassazione agevolata per i redditi derivanti dall’utilizzo di software protetto da copyright, di brevetti industriali, di marchi d’impresa)incentivi al trasferimento tecnologico e al Fintech per l’accesso delle PMI al capitale aggiuntivo di rischio e obbligazionario. 
  • Il futuro si costruisce con gli investimenti, non con i sussidi. 
  • Il Governo avrebbe già dovuto approfittare di questo momento per una riforma drastica delle procedure della Pubblica Amministrazione.
  • Il Governo avrebbe dovuto da tempo chiarire che i tanti miliardi del Recovery Fund devono avere una destinazione concentrata sulle poche priorità essenziali indicate dalla Commissione UE, diradando la nebbie e i fumi che fanno intravedere la solita Italietta delle marKette.