Dopo un anno di pie illusioni, durante il quale sono stati buttati via molti miliardi utilizzati solo per accrescere il consenso attorno a Conte e Casalino, i nodi si stringono intorno a cittadini, lavoratori, disoccupati, giovani e aziende. Renzi, rimettendoci poltrone ministeriali e suscitando odio, antipatia e sconcerto da parte di ipocriti o ignoranti della materia, ha sollevato il velo dell’ipocrisia, ha mostrato al mondo italiano il re nudo e ha consentito che al governo arrivasse una persona veramente capace e meritoria come Mario Draghi.
Ora, dopo aver perso tempo e denaro, Draghi sarà costretto a mettere insieme i cocci di un paese diviso e flagellato da risse furibonde alimentate da incoscienti di destra (alla Salvini o alla Meloni) e di sinistra (dalemiani e bersaniani). Vale a dire che il primo vero obiettivo di Draghi sarà quello di ripristinare una decente coesione sociale.
A chi non sa nulla di politica segnalo che Draghi è un socialista liberale. Da sempre, egli sostiene che “ogni intervento di politica economica va soppesato in base all’impatto sulle classi più svantaggiate”. È uno scandinavo nato in Italia e, così, finalmente, il socialismo liberale va al governo in Italia. Basta estremismi tra socialisti- comunisti da una parte e liberali o liberisti dall’altra, ma socialisti e liberali insieme. Il socialista-liberale non abbandona mai una duplice consapevolezza: “da un lato sa bene che è l’impresa a produrre il reddito, ma sa anche che una società è giusta quando sana le diseguaglianze. Da qui la rivendicazione di un ruolo attivo dello Stato per difendere sia i cittadini che le imprese“.
Draghi è stato allievo di Carlo Azeglio Ciampi e di Federico Caffè, entrambi legati agli insegnamenti di due inglesi, John Maynard Keynes e William Beveridge, di idee liberali realizzate, però, da forze politiche socialiste. Draghi, quindi, diversamente da come vogliono fare intendere malmostosi personaggi clowneschi che si divertono a imitare Che Guevara, non ha nulla da spartire con i liberisti. Questi ultimi hanno una concezione selvaggia della vita, ossia: le società vanno avanti indipendentemente da chi resta sul terreno, tanto agli ultimi penserà “il capitalismo compassionevole”. Draghi, invece, lungo il solco dei due suddetti liberali, solco gestito e utilizzato da forze socialiste, persegue, l’etica della responsabilità collettiva e quindi la necessità di interrogarsi su quali siano gli effetti delle politiche economiche sui ceti più fragili. Le società si sviluppano tanto più e meglio quanto più è garantito il diritto al lavoro, all’istruzione, alla protezione sociale.
C’è da augurarsi che le menti di giovani inesperti o di adulti poco informati non siano sconvolte da fascinosi personaggi che stanno alla politica come il diavolo all’acqua santa.