Alessandro Di Battista sta squassando il mondo già scosso del M5S con la domandavaleva la pena fare un nuovo governo che  vede tra i suoi membri gente come Brunetta e Gelmini, Garavaglia e ….? Ne valeva la pena? Posta così la domanda, chiunque abbia in uggia quei politici risponderà. Non ne valeva la pena. Ma il campione dell’onestà, come vorrebbe farci credere di essere Di Battista, sa che la domanda, come le tante che si fanno sulla piattaforma Rousseau, è totalmente mal posta, è disonesta. La vera domanda che Di Battista deve farsi e deve porre agli altri è un’altra: Valeva la pena sostituire una avvocato seppur bravissimo ma del tutto digiuno in economia, finanza, relazioni internazionali con un altro che, viceversa, è un fuoriclasse in quelle materie e come tale è riconosciuto in tutto il mondo? Valeva la pena sostituire ministri che in 7 mesi non sono stati capaci di mettere a punto un credibile piano di spesa (il Recovery Plan) per l’utilizzo di 209 miliardi di euro, con altri che, invece, garantiscono di poterlo fare meglio e bene? Valeva la pena intervenire per attivare un piano vaccinale decente che riduca il numero dei morti, visto che a detta di quasi tutti, il piano vaccinale oggi in campo, non ha ancora una forma pur essendo il problema noto da almeno 12 mesi? La risposta, allora, non può che essere:  – Ne valeva la pena!!! – Si, ne valeva, eccome se ne valeva la pena.

Dico di più: il problema sta a monte, la domanda non dovrebbe proprio essere posta.

Inutile buttare il fumo negli occhi della povera gente, ignara delle questioni di fondo che attanagliano il nostro paese. Inutile buttarla in caciara quando in ballo c’è il futuro dei nostri nipoti che saranno chiamati a rimborsare tutti i debiti già contratti in decenni di sprechi, in una gestione contiana della pandemia che ne ha già mangiati 165 e in un Recovery Plan con 209 miliardi messi a disposizione dall’Europa.  

Al centro dell’azione del governo Draghi non ci saranno mazzette o sussidi, non ci saranno diavolerie politiche con i vari ministri politici e traffichini di ogni parte. Ci sarà la gestione delle risorse previste dal Next Generation Eu (il fondo per le nuove generazioni), ci sarà la gestione sanitaria, ci sarà la gestione dell’istruzione.

In particolare, dei 209 miliardi che l’Europa ha destinato all’Italia, il 37 per cento andrà alla riconversione ecologica, il 20 per cento dovrà essere utilizzato alla digitalizzazione del Paese. Saranno così i ministri Colao e Cingolani a riscrivere il piano che in 7 mesi i ministri di Conte non sono riusciti a mettere a punto; saranno loro a coordinare gli interventi sui due fronti strategici. E sarà Draghi a trattare direttamente con l’Europa, avendo mantenuto per sé la delega ai rapporti con l’Europa. 

I tempi sono strettissimi: entro la fine di aprile i piani nazionali devono essere presentati alla Commissione di Bruxelles che nei successivi due mesi deve decidere se dare il via libera o meno all’erogazione della prima tranche (il 13 per cento del totale) di risorse.

Di Battista può prendere per i fondelli chi pensa che un ignorante, purché onesto, possa gestire questa materia, può confondere le idee a chi, demagogicamente, ritiene che i professori facciano solo danni. Non le può confondere a chi, malato, si rivolge al medico competente e non al primo che passa. Non le può confondere a chi, onestamente, capisce che un muratore esperto in cazzuole, mattoni, calcestruzzo, cemento, non può svolgere il ruolo di ministro per lo sviluppo economico. Non le può confondere a chi sa che un ottimo storico non può essere anche un ottimo economista esperto in finanza.