Come noto ai più, il M5S ha issato una bandiera sul processo penale che non vuole ammainare: l’abolizione della prescrizione. In breve, fino all’anno scorso, i tempi dei processi erano regolamentati dalla prescrizione, vale a dire che, per i vari stadi del processo – primo grado, appello, cassazione – erano fissati i tempi entro i quali avrebbero dovuto concludersi i procedimenti. Variavano da reato a reato. Da circa un anno, grazie ai 5S, a Bonafede e a una campagna assillante de Il Fatto Quotidiano condotta da Travaglio, la prescrizione è stata abolita dopo il primo grado di giudizio, vale a dire che, con la condanna in primo grado, il processo non ha più limiti di tempo e, in ipotesi, non concludersi mai. Risulta del tutto evidente che questa impostazione punisce coloro che, con grandi mezzi economici a disposizione, tentano di ritardare i tempi del processo per ottenere la prescrizione e quindi per ottenere che il processo si annulli per decorso dei tempi. Peccato che, purtroppo, aggrava pesantemente la posizione di milioni di poveracci che, senza mezzi a disposizione, se condannati in primo grado, rischiano di restare a processo per tutta la vita. E tutti sanno che la magistratura sbaglia in primo grado nel 50% dei casi.
A parte la posizione di Italia Viva e di altre formazioni parlamentari contro questa impostazione voluta da Bonafede e Travaglio, di fronte a questa emergenza nazionale che tocca milioni di poveri indifesi cittadini, è intervenuto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia (in foto), durante un dibattito per l’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Camere penali della Toscana, insieme con il leader dei penalisti italiani, Giandomenico Caiazza, con queste parole: la riforma voluta dal ministro Bonafede è una riforma a metà, lascia morire la prescrizione con la sentenza di primo grado ma poi non crea le condizioni per un governo certo dei tempi del processo successivo» … … «avvertiamo l’assoluta iniquità di un imputato abbandonato a tempi indefiniti». E ancora: «Se si volesse lasciare la prescrizione morire con una sentenza di primo grado di condanna bisognerebbe mettere mano a una regolamentazione dei tempi del processo. O la prescrizione del reato, sia pure indebitamente, governa i tempi del processo oppure meglio sarebbe che il legislatore metta mano a un governo dei tempi del processo.
Non è pensabile sterilizzare la prescrizione del reato e lasciare il processo senza il governo dei tempi».