Molti, negli anni ottanta, detestando la Democrazia Cristiana, urlavano: non moriremo democristiani. Lo scrisse a piene lettere il Manifesto, nel 1983, guidato da Luigi Pintor che a quell’epoca era combattuto tra i comunisti che avevano venduto l’anima a Breznev e i tanti democristiani che affollavano sempre più l’area della sinistra.

Non voleva che il comunismo morisse brezneviano, come non voleva che il comunismo italiano dovesse restare eternamente succubo delle infinite forme in cui la proteiforme DC sapeva continuamente ripresentarsi. Era terrorizzato, e con lui grande fetta dell’elettorato italiano, dall’idea che la sinistra stesse morendo, accoltellata dal suo desiderio di governare. Per usare le parole esatte di Pintor: sta morendo perché “la sinistra e il suo ceto politico si sono interamente subordinati, assimilati, alla cultura dominante”.
Lo scrissero, alcuni anni dopo, anche leghisti che, con Bossi e Gianfranco Miglio, iniziavano a dominare la scena politica. E lo ribadirono nel 2015, nell’occasione della elezione di Mattarella a Presidente della Repubblica, presentandosi in aula proprio con le copie del Manifesto di Pintor del 1983. L’iniziativa della Lega voleva mettere in evidenza il fatto che, per quanto avanzata dal segretario del PD Matteo Renzi, la candidatura di Sergio Mattarella alla Presidenza della Repubblica dimostrava che la DC stesse risorgendo come l’araba fenice dalle sue ceneri. Infatti, prima di confluire nel PD, il partito erede della tradizione comunista, Mattarella aveva infatti militato nella sinistra DC, assieme ad altri esponenti – Rosi Bindi, ad esempio – che avrebbero in seguito dato vita al progetto della Margherita e dell’Ulivo, poi confluiti nel partito di Matteo Renzi.
Purtroppo, il loro urlo s’è perso nel vento e nelle nebbie del sistemo politico italiano che trasmette tutto un altro messaggio. Dopo l’accantonamento dei Conte 1 e Conte 2 e la formazione del governo Draghi, le nebbie si sono diradate e la proteiforme DC risorge prepotentemente dalle sue ceneri: Enrico Letta, già democristiano doc è a capo del PD e con profonde radici democristiane vediamo Matteo Renzi a capo di IV, Giuseppe Conte a capo dei 5 Stelle (basta con i vaffa, nuovo statuto, nessuna democrazia diretta), Carlo Calenda a capo di Azione, Silvio Berlusconi a capo di FI, fatta per lo più di ex democristiani, a cui si aggiungono migliaia di leghisti tra cui Fontana, Zaia ecc… …

Oramai possiamo archiviare l’urlo di Pintor, perché è certo: moriremo democristiani.