Mi ha interessato alquanto una querelle che ha riempito un bel po’ di pagine di giornali. Ecco, in particolare cosa si legge in giro: Le ragazze degli anni duemila hanno deciso che non vogliono subire più quello che loro chiamano catcalling, termine inglese che indica la “molestia di strada” verso una donna, ma che loro considerano fischio per richiamare un gatto o un cane e lo assimilano a un’aggressione sessuale. È stata Aurora Ramazzotti a denunciare nei giorni scorsi, con un video, la persecuzione del catcalling mentre faceva jogging, suscitando addirittura una discussione che ha coinvolto quasi tutto il mondo femminile e , in parte, anche quello maschile. Francesca Michielin, cantante di 26 anni, ne ha fatto un ritornello in una sua canzone:  «Non è nella mia natura farmi fischiare per strada come un cane». Si è associata Madame, Francesca Calearo, rapper 19enne, parlando dei complimenti in strada: «Il fischio si usa con gli animali, le urla sono belle solo ai concerti».

Tutto questo lascia sinceramente sconcertati. A furia di parlare di femminismo e maschilismo, con accenti ruvidi ed estremi, si tende a omogeneizzare l’umanità in un unico indistinto genere tendente a piallare ogni distinzione, fino all’estrema conseguenza di voler negare l’esistenza della Natura. 

Si parla del fischio che, solitamente è di ammirazione di un uomo verso una donna, come di un gesto maleducato, villano, insolente, scortese, impertinente, zotico, screanzato. Ma da quando in qua il fischio di ammirazione può essere paragonato a quello utilizzato per chiare un cane? Queste novelle ragazze delle moderne caverne, hanno mai ascoltato i loro suoni, hanno mai capito le enormi differenze di tonalità, armoniosità, sfumatura, gradazione di frequenza, tra l’uno e l’altro? Credo proprio di no. Possiamo concludere che il loro atteggiamento è il semplice adattamento della storia dell’umanità al loro presente (si affacciano al mondo come se fosse nato con loro o, addirittura, creato da loro).

Oltretutto, parlano di maleducazione, proprio loro che fanno parte di una generazione che, in gran parte, l’educazione la calpestano tutti i giorni: Non sanno dire grazie, usano il cellulare sempre e comunque, incuranti di chi sta con loro o vicini a loro, interrompono continuamente chi sta parlando, fanno un uso scorretto e abnorme dei social, difficilmente le vedi aiutare gli altri e, dulcis in fundo, hanno tirato su una paratia insormontabile tra generazioni, per cui, solo un esempio, per i vecchi occorrerebbe creare delle isole apposite più grandi e importanti delle Rsa.