L’immagine di Giuseppe Conte che, a grosse falcate, attraversava i corridoi di Palazzo Chigi per poi assidersi davanti ai grandi della terra in presenza o davanti a enormi schermi, a distanza, inizia a scolorarsi fino a diventare un’ombra grigia. Senza gli accorgimenti mediatici di Rocco Casalino, è praticamente scomparso dalla scena. Senza i contenuti tecnici e mediatici dei decreti del presidente del consiglio per la gestione economica e sanitaria della pandemia da covid-19, non ha molto da dire.
Infatti, sono due mesi che i simpatizzanti del Movimento 5Stelle stanno aspettando il suo verbo da quando, a metà febbraio, Beppe Grillo gli affidò, con decisione, il ruolo di capo politico. Dopo un periodo di tempo utile per ricaricare le pile, per rendersi conto di non gestire più l’Italia e di non dover preparare una diretta televisiva ad hora, ci si aspettava che partisse a razzo mettendo in riga un mondo pentastellato allo sbando, assumendone saldamente la guida. Invece, da una parte, di fronte ai problemi sorti con la piattaforma Rousseau della Casaleggio Associati, dichiara di essere l’ultimo a poter decidere o dichiarare qualcosa, proprio perché mai iscritto al Movimento 5S e, quindi, ancora estraneo a quel mondo. D’altra parte, non accetta di esse un capo nominato da Grillo ma aspetta che qualche piattaforma web (Rousseau o altra presa in prestito) consenta di eleggerlo a capo. Quanto, poi, al superamento della regola base del Movimento del “dopo il secondo mandato, a casa”, non intende pronunciarsi, ben sapendo la tagliola che scatterebbe dopo una dichiarazione in un senso o nell’altro.
Ma, diciamolo, Giuseppe Conte ha valide giustificazioni dalla sua parte per non apparire:
– se rompe con la piattaforma Rousseau, diventa il tappo che chiude la bottiglia delle origini del Movimento voluto da Gianroberto Casaleggio morto or sono 5 anni. Sarebbe come seppellirlo di nuovo.
– se accetta il superamento della regola del doppio mandato, diventa il tappo che salta e consente alla bottiglia del malcontento grillino di non scoppiare ma, nel contempo, determina la nascita di un partito qualsiasi in una marea di partiti qualsiasi, con l’accettazione di impostazioni linguistiche odiate dal popolo (perché ipocrite e senza senso) come quella quasi unica nel panorama delle dichiarazioni di Conte che dice: “occorre rigenerare il Movimento ma senza rinnegare ilpassato”.
E ci vuole Conte per questo? Non basterebbe un Mastella che di queste cose se ne intende e sa come fare Politica?