Neri giorni di fine anno 2021, molti esperti di politica ed economia hanno discettato sulle carriere di Mattarella e Draghi.
Mattarella viene insignito, senza distinzioni o problemi, dell’Oscar della politica per un settennato particolarmente felice. Non ha sbagliato praticamente niente. Riflessivo, pacato, competente, disponibile, capace, ha sciolto molti nodi intricati determinati da una politica vuota e rissosa ridicolizzando chi (i 5S) voleva chiedere il suo impeachment. In ultimo ha servito al paese un Governo, quello di Draghi, in grado di affrontare con maturità e destrezza il grave momento sanitario ed economico del paese.
Draghi, da parte sua, vola alto e i dati parlano da soli: Il suo voto dipende innanzitutto da una cifra: 6,4% di crescita del Pil italiano previsto nel 2021, record europeo, e realizzato in condizioni – ahinoi – di solo parziale ritorno alla normalità; 85,79%, di italiani, sopra i 12 anni, vaccinati; 51 obiettivi del Pnrr richiesti dall’Europa raggiunti per ottenere i finanziamenti europei, di cui è arrivata la prima tranche di 24,1% miliardi mentre è già partita la corsa alla seconda tranche, di identico importo. Poche chiacchiere e molti fatti.
Ma vi siete chiesti chi ha creato, nel tempo, le condizioni per avere al governo della Nazione due uomini come Mattarella e Draghi, chi, in definitiva ha fatto effettivamente il bene al Paese, al di la di tante chiacchiere.
Ebbene, si. È stato quel matto di Matteo Renzi, l’antipatico, l’arrogante, per qualcuno il delinquente. Fuori da ogni dubbio o polemica spicciola, fu lui, sette anni fa, che, al di là di ogni previsione possibile, operò perché Mattarella arrivasse alla poltrona di Capo dello Stato. Fu la sorpresa di tutti: Berlusconi parlò di tradimento, Bersani non si capacitava del fatto che Renzi fosse riuscito a non farsi invischiare dal Cavaliere, D’Alema era furioso perché non lo aveva previsto, la destra tutta in ebollizione. Eppure l’operazione riuscì. Mattarella ha governato con grande giubilo degli italiani mentre Renzi si prese, dalla destra, del traditore o dell’imbroglione, e, dalla sinistra, del manovratore scaltro ma pericoloso.
Ed è stato sempre Renzi che, operando anche contro sé stesso (si turò il naso e si alleò con i 5S), prima provocò la caduta del Conte 1, per evitare che Salvini andasse all’incasso di una popolarità che aveva raggiunto punte impensabili, poi, sotto una gragnuola di epiteti, offese, insulti, contumelie, provocò la caduta del Conte 2. Lui e le sue ministre, soli contro tutti. Quell’operazione politica, disastrosa agli occhi di tutti, si è rivelata la salvezza degli italiani perché da lì nacque il governo Draghi. Per la legge del contrappasso, però, Renzi ha dovuto pagare dazio agli occhi di italiani non bene attenti. Se infatti Renzi si fosse acconciato all’inizio dell’anno ad accettare la nascita di un Conte ter, vi avrebbe giocato un ruolo da ago della bilancia e avrebbe dominato la scena. Nel governo Draghi, invece, lui conta poco e i tanti vigliacchi che nei vari partiti non mancano di certo, lo attaccano ancora.
Popolo strabico, il nostro: si accontenta di promesse e pacche sulle spalle. Quando si va al sodo, la gratitudine svanisce.