Tanto paga Pantalone. Ci siamo cullati per decenni nell’illusione che sia chissà chi a doversi far carico delle nostre spese, in questo sostenuti e incoraggiati da politici infingardi, mistificatori, ciarlatani. Non abbiamo mai pensato che Pantalone siamo noi e che noi e solo noi siamo chiamati, al fine, a dover affrontare e sopportare il peso di debiti incalcolabili. 

Nell’ultimo anno il nostro prodotto interno lordo è stato, in euro,  di circa 1.800 miliardi. Nel 1950 era pari, sempre in euro, a 150 miliardi, come dire che esso è aumentato di 12 volte; di contro, la spesa pubblica italiana (vale a dire la spesa di Pantalone) è aumentata, in euro, da 20 miliardi, agli attuali 1.000 miliardi, come dire che essa è aumentata di 50 volte. 12 contro 50. E siamo, così,  arrivati al fatto pesantissimo di una spesa pubblica che pesa per oltre il 50% sulla nostra produzione annua.

Tutto questo è avvenuto, scriteriatamente nel tempo, accumulando debiti che oggi ammontano a circa 2700 miliardi di euro, vale a dire più di  una volta e mezza quello che produciamo in un anno.

Le conseguenze? 

Se abbiamo credito internazionale possono essere gestite ma sono comunque pesantissime perché il debito presuppone il pagamento di interessi per cifre spaventose che vengono sottratte alle nostre energia, sanità, viabilità, ecc.. ecc..

Diventano drammatiche se il credito internazionale scema nel tempo e nello spazio. C’è il rischio che il debito non venga rinnovato e che non ci sia la possibilità di eliminarlo. Si entrerebbe in una situazione, si dice, di default, vale a dire l’incapacità di Pantalone (noi) di ripagare il debito. Sarebbe fallimento; sarebbe la scomparsa di tutti i nostri risparmi e la messa all’indice dell’Italia nel panorama internazionale.

Per tutto questo, è da mettere la mano alla pistola (nel senso di scheda elettorale) contro tutti quei politici o partiti o movimenti che parlano tanto facilmente di “scostamento di bilancio”, vale a dire fare altri debiti (tanto, fanno credere, paga Pantalone). 

È arrivato il momento di fare le persone serie: piuttosto che blaterare su “non mettete le mani nelle tasche degli italiani” oppure “occorre ridurre le tasse” sarebbe giusto e serio che nessuno evada le tasse, che il catasto funzioni a dovere facendo pagare di più a chi ha di più e di meno a chi ha di meno, che la concorrenza eviti sacche di facili rendite parassitarie, che la spesa pubblica sia oculata, che si evitino procedure come il 110% dove il cittadino scarica su Pantalone (noi) mancanze di controllo e accorgimenti salutari, che la si smetta di prendere per i fondelli la gente chiedendo spendere e spandere, tanto paga Pantalone. Per ogni spesa in più chiesta dai politici, siamo noi a pagare, noi e non un Pantalone che esiste solo nelle commedie.