Si rigirano tra le mani il mappamondo, non un pallone

A lungo abbiamo respirato aria buona. Ma quanto sta capitando in Ucraina riporta indietro le lancette della storia. Nessuno sa che forma potrà prendere il nuovo ordine mondiale, sulla base di quali regole, e di certo non nascerà domani. Chiunque s’intenda della materia prevede tempi bui: un dopoguerra basato sul contenimento reciproco, sul bombardamento economico, sulla deterrenza militare. La politica italiana verrà di nuovo chiamata a una scelta di campo. Come in passato, schierarsi dalla parte “sbagliata” non sarà privo di conseguenze. Su qualunque questione ci troveremo a scegliere: o di qua o di là, o con Putin (e con Xi Jinping) oppure con l’America e con l’Europa. Il Paese che rifiuterà di farlo verrà segato, relegato ai margini, penalizzato nelle decisioni vitali. La regola varrà per chiunque ma in modo particolare per l’Italia che, diversamente da altri, non estrae materie prime, vanta un debito “mostre” e ogni anno, nella stagione estiva, rischia l’invasione dal mare. Siamo finanziariamente fragili e geograficamente esposti, dunque più ricattabili e ricattati.

Urlare al pacifismo generico e generalizzato, pensando di poter tranquillamente porsi su di un un piano di neutralità, quando paesi secolarmente tali, come Svezia e Finlandia, ci rinunciano, è, secondo me, un suicidio assistito..