Irrompe Bersani nella campagna elettorale e pone paletti che richiamano le fumisterie della Ditta: “Io penso, non da oggi, che si sarebbe dovuto lavorare in quest’anno e mezzo per comporre un campo progressista con Pd, ambientalisti, sinistra e Movimento 5 stelle”. Capito? E’ talmente prigioniero delle sue idee maturate alle feste dell’Unità quando aveva i calzoncini corti e imperava il PCI, che non capisce ninete di cosa sia il mondo in questo nuovo secolo, di cui già 22 anni sono trascorsi. Si crogiola nel parlare di lavoro, ambiente e sinistra, come se la moneta piovesse dal cielo con un valore divino e non fosse il prodotto di creatività, innovazione, produttività, flussi finanziari. La sua filosofia di vita poggia su di un conservatorismo placido e stagnante appeso alle mammelle vuote di uno stato straccione.
Pertanto, rigasificatori, termovalorizzatori, energia nucleare pulita, meritocrazia, innovazione, premialità, e aggiungo alleanze strategiche con il mondo libero occidentale, sono argomenti, per lui, indigeribili. Conseguentemente sono indigeribili le forze politiche che parlano di modernità, di sviluppo creativo per un lavoro ben pagato e disdegnano un sistema basato sull’assistenzialismo di stato caritatevole.
Le forze populiste che stanno sopravanzando in europa, con gran gaudio dei russi di putin e dei cinesi di Xi Jinping, devono ringraziare personaggi logori, frusti, sdruciti e rosi della sinistra italiana come appunto il “simpatico” Bersani che la vacca ce l’ha negli occhi e non la vede.
Enzo Delli Quadri