Enzo C. Delli Quadri
“Da quando siamo entrati in Parlamento – dice Giuseppe Conte – la nostra azione ha sempre seguito un’unica strada: la tutela degli interessi dei cittadini”. Bellissima frase, peccato che detta strada abbia significato quasi sempre indebitamento dello Stato (noi tutti) e distribuzione di debiti. Lo ha fatto, in particolare, con il reddito e la pensione di cittadinanza, inserendo, oltre quello che già era stato stabilito da altri governi per i disabili e i poveri senza colpa, compensi per chi se ne resta a casa finché non trova un lavoro che gli piace. Lo ha fatto con la quota 100 per mandare in pensione ragazzi con meno di 60 anni, oggi che la vita media arriva a 80. Lo ha fatto indebitando lo Stato per 140 miliardi (una finanziaria ne conta una ventina) portando l’incidenza del debito pubblico sul prodotto interno lordo fino al 157% con una aumento di 20 punti in tre anni.
Ora vuole farlo con salario minimo, tirocini gratuiti e sgravi per la casa per i giovani, parità salariale per le donne; il super bonus per l’ambiente, il taglio dell’irap per le imprese, aumenti di stipendi per personale sanitario e scolastico, taglio del cuneo fiscale.
Tutte cose condivisibili che, purtroppo, il M5S propone di risolvere indebitando lo Stato (l’ormai famoso scostamento di bilancio ovvero altri debiti sulle spalle di chi deve ancora nascere). Ma, al netto di questo importantissimo particolare, siamo certi che gli interessi dei cittadini coincidono solo con le proposte del M5S o non con tutta una serie di problematiche del tutto ignorate da Conte?
Si prenda la politica estera, il riferimento più importante per una nazione. Essere alleati con la Germania di Hitler e non con la Francia di De Gaulle ha comportato disfatte e umiliazioni. Essere, oggi, alleati di Putin o di Macron e Biden può comportare decadenza economica e morale oppure mantenimento di benessere e dignità. Qual è la posizione del M5S in merito? Essa è confusa se non pericolosamente tendente verso le dittature cosiddette proletarie o quelle oligarchiche.
Si prenda la politica energetica. Basta fare errori in questa materia per entrare in un circuiti viziosi per cui aumenti anche sostanziosi di retribuzione vengono inghiottiti dalla voragine dei prezzi dell’energia. E quale politica è quella di Giuseppe Conte e del M5S in merito? Finora ha solo saputo dire no al TAP per l’arrivo del gas dall’Azerbaijan, no alle trivelle in Adriatico per l’estrazione del nostro gas oggi pompato dai Croati, no ai rigassificatori, no ai termovalorizzatori, e via di questo passo.
Si prenda la politica industriale. Siamo una dei paesi più importanti al mondo nel settore industriale eppure per il M5S sembra non esistere. Si, qualche parolina quando si fa l’accoppiata famiglie e imprese. Ma in effetti non hanno la minima idea di cosa siano la ricerca industriale, la progettazione di processi e prodotti e il loro sviluppo, come dire che non hanno la minima idea del fatto che la ricchezza può essere distribuita solo se viene creata e pare che il fatto che siano le imprese a creare ricchezza sia l’ultimo dei pensieri di Conte.
Si prenda il turismo, il nostro petrolio bianco. C’è qualche idea in merito? No
Non intendo infierire e mi fermo. Concludo dicendo che proporre aumenti di stipendio e reddito a tutti è bello, entusiasmante, solare, ma purtroppo molto, molto riduttivo, tipico della teoria più perversa del Comunismo, con tutto il rispetto per questa ideologia, dove l’azione di Conte pare piuttosto la proposta di un voto di scambio non diversa da quella di Salvini. Cambiano solo le categorie di lavoratori interessati.