Sono i partiti in parlamento che per fissare ognuno una bandierina stanno ritardando le decisioni assunte dal governo in aiuto a famiglie e imprese.
Da parte sua, il Governo Draghi, seppur dimissionario, ha assunto le ultime difficili decisioni e lo ha fatto con l’approvazione di tutti i suoi ministri, compresi leghisti e grillini. Infatti, il Governo, all’unanimità, ha trovato, nelle pieghe del bilancio, i miliardi di euro necessari per far fronte alla crisi energetica e all’inflazione e questo senza fare debiti a carico dei giovani, senza quindi scostamenti di bilancio. Quindi, il tesoretto c’è. Il deficit no. Con le sue decisioni sono quasi 62 i miliardi pompati dall’esecutivo nell’economia nazionale, messa a dura prova dalle conseguenze del conflitto in Ucraina. L’asse Salvini-Conte esce sconfitto, prevale la linea Draghi (e Meloni). Infatti, Salvini aveva strepitato: “scostamento per 30 miliardi subito”, aveva rilanciato il partito di Conte: “non bisogna procedere con piccoli decreti da 5-10 miliardi ….. subito un intervento shock contro il caro energia da 40-50 miliardi per mantenere in piedi l’intero settore produttivo. Anche con lo scostamento di bilancio” Nonostante ciò, nessun ministro leghista o grillino si è opposto alla politica economica voluta da Draghi: aiuti si ma senza fare debiti che esporrebbero gli italiani alla speculazione finanziaria internazionale
Purtroppo, non è finita qui perché ora lo scontro si riapre in Parlamento. Ed è qui, in Parlamento che si sta verificando ancora una volta la povertà, la miseria di una classe politica caciarona fatta di incoscienti, irresponsabili, mistificatori. A sentirli in tv, c’è chi implora Draghi di fare, c’è chi lo prega, c’è chi lo minaccia, c’è chi lo accusa di non muoversi. Poi, ognuno innalza la sua bandierina e blocca tutto.
La verità è che Draghi fa e ha sempre fatto il giusto e il dovuto. Ma dov’è la responsabilità dei partiti che per un termovalorizzatore a Roma, un rigassificatore a Piombino o una norma sul superbonus sono capaci di mandare a casa un Governo che stava operando bene e, ora, di tenere a bagnomaria miliardi di aiuti per 25 milioni di famiglie e 7 milioni di aziende?
E, giustamente, sale l’ira del premier Draghi per le «pretese a fini elettorali» che frenano in Senato i decreti Aiuti.
