Letta e Meloni rappresentano coalizioni che non si reggono in piedi, visto che ognuno vuole una cosa diversa. In politica Estera, il riferimento più importante di una Nazione per una credibilità interna e internazionale, Letta dice anche cose giuste, peccato che siano solo posizioni personali, perché sia all’interno del PD, sia nella coalizione di sinistra, le posizioni sono contraddittori; di contro Meloni è alleata con Berlusconi e Salvini, sempre pronti a disallinearsi sulla linea dura nei confronti della Russia. In senso generale, poi, la coalizione di sinistra persegue l’obiettivo di una Europa dove sembra che tutta vada bene; La coalizione di destra, l’obiettivo di una Europa dove va tutto male e tutto va cambiato (Meloni urla: la pacchia è finita).
Il voto al Terzo Polo, invece, dà slancio e concretezza a un programma chiaro, trasparente, unico. Infatti, la posizione del Terzo polo, sia nelle parole che nelle intenzioni, è netta: vuole più Europa, ma non vuol dire che qualsiasi cosa decida l’Europa vada bene. Per esempio, il piano per l’ambiente di Timmermans che vuole ridurre le emissioni puntando solo sulle auto elettriche ed escludendo i motori a scoppio, inclusi quelli a idrogeno, è un attacco all’industria italiana. E, ancora, il Terzo Polo è per un Europa forte, ma l’allargamento a Est non sempre va bene, molte nostre imprese delocalizzano nei nuovi Paesi europei abbassando i costi ma senza il rispetto del sistema di regole europee.
Su altre politiche, poi, il Terzo Polo non sposa l’ideologia di destra o di sinistra che ingabbiano le idee e la possibilità di fare quel che serve al Paese. Persegue il salario minimo, ma intende rivedere il reddito di cittadinanza. Vuole perseguire il tetto al prezzo del gas, ma anche il rigassificatore a Piombino. Vuole procedere con l’agenda Draghi, con il metodo Draghi e possibilmente con Draghi.