– Enzo Delli Quadri –
A dimostrazione che la responsabilità di quanto è successo al PD, dalla sua nascita ad oggi, sia attribuibile tutta indiscussamente agli ex-comunisti o post comunisti (la famosa Ditta) è in quello che sta accadendo proprio in questi giorni: la sua anima veterocomunista si sta organizzando per fronteggiare, e ancora una volta, annientare l’anima riformista. Lo fecero con Craxi, Prodi, Veltroni, Renzi, ora si apprestano a farlo con Bonaccini.
L’anima riformista, di cui Bonaccini fa parte, vorrebbe rifondare il partito senza cianciare a lungo e insensatamente. Anche Enrico Letta, che pure non è un supporter del presidente della giunta regionale dell’Emilia-Romagna ritiene inopportuno mandare le cose troppo per le lunghe
Ma l’anima veterocomunista di Andrea Orlando, Goffredo Bettini, Provenzano vuole posticipare il congresso e intraprendere il percorso delle litanie e dei metodi novecenteschi per cui dovrebbe, prima di tutto, riunirsi l’attuale Assemblea Nazionale del partito, operare perché Bersani e Speranza con il loro Art. 1 rientrino nel partito e, in questo modo, avviare e gestire una fase di grande discussione e riflessione, una fase costituente.
Mentre queste due parti si fronteggiano, è imbarazzante, al limite del ridicolo, assistere allo spettacolo di continue autocandidature (due al giorno) per la guida di quello che resta di un PD che rischia di perdere il carattere di forza nazionale del Pd per diventare un partito regionale del centro Italia, condannato all’ininfluenza». Il che fa dire a Matteo Orfini che «con una media di un paio di candidature al giorno possiamo arrivare a una sessantina di candidati per un congresso che non è stato ancora convocato; e a Francesco Boccia: «Dobbiamo fare un congresso sui temi, evitiamo di fare il Palio di Siena».
Questa gravissima, profondissima ma non inattesa crisi di sistema del Partito Democratico dovrebbe portare verso una direzione finalmente logica, trasparente, chiara, comprensibile e salvifica per i riformisti italiani: smetterla di trattare con i vetero comunisti e tornare alle proprie identità. I riformisti intraprendano un percorso costruttivo con il Terzo Polo di Renzi e Calenda. Gli altri, i Bettini, gli Speranza, i Bersani, i D’Alema, i Provenzano vadano tranquillamente ad accomodarsi alla corte di Giuseppe Conte, per una sesta stella.