Continuo a sentire dalla voce squillante di molti influencer, che siano politici o giornalisti o qualunquisti, che in politica non esiste il centro: o si sta con i capitalisti o si sta con i socialisti, senza possibilità di altre scelte.  Tutto ciò che suona come liberal democratico, liberal socialista, riformista, socialismo democratico, alla testa e alla coscienza di detti influencer è distorsivo, contraffatto, innaturale. Da qui la caccia a chi opera fuori da quei due campi. Da qui la caccia al buon senso. In tutte le società più evolute di quelle italiane è dimostrato che solo un incontro costruttivo tra le due suindicate visioni del mondo, solo un moderno intreccio tra lavoro e capitale può creare sicurezza e benessere per i cittadini.

Purtroppo, oggi, in Italia, sia a destra che a sinistra, s’odono ancora stridore di ferri, di assurde declamazioni, di invereconde prese di posizione.

A sinistra, Il PD aveva un suo punto di forza nel manifesto fondativo del PD, voluto da Prodi e Veltroni. Quel manifesto poneva le basi per accogliere proprio le istanze di Centro. Infatti, la prima parte del Manifesto riassume, nella sua perdurante attualità, la missione di una sinistra moderna: la vocazione maggioritaria intesa come “proporsi come Partito del paese, come una grande forza nazionale” che “si manifesta nel pensare la propria identità e la propria politica non già in termini di rappresentanza parziale di segmenti più o meno grandi della società, ma come proiezione della sua profonda aderenza alle articolazioni e alle autonomie civili, sociali e istituzionali proprie del pluralismo della storia italiana in una visione più ampia dell’interesse generale”. Oggi, per riaccogliere in casa i fuoriusciti del PD, da Bersani a Speranza a D’Alema, si spara a zero contro quel manifesto ponendo le basi per un grande imbroglio a danno dei cittadini italiani: non basta chiudersi in un universo rivendicativo e corporativo; una grande forza nazionale deve sapersi porre una visione più generale e, su questa base, costruire politicamente un popolo, stando nel gorgo dei suoi bisogni, delle sue contraddizioni, dei suoi conflitti.

A destra, la politica adottata da Giorgia Meloni, attenta anch’essa, dopo la presa del potere, alle esigenze di una popolazione moderata, stufa delle contrapposizioni foriere di lotte insulse tra sinistra e destra, consapevole della necessità di creare una destra moderna europea che apra le porte ai liberal democratici, comincia a trovare dissensi tra i militanti storici e nella sua base elettorale: i militanti storici e i duri e puri della destra iniziano a ondeggiare ritenendo la premier troppo morbida con l’Europa, con i sindacati, con gli alleati e chi più ne ha più ne metta; da parte loro, gli elettori della destra  faticano a vedere nei provvedimenti iniziali la rivoluzione annunciata in campagna elettorale. 

Non ho mai capito se nel DNA del popolo italiano esista un anello costrittivo, impositivo, incontrollabile per cui l’unica strada percorribile sia quella della contrapposizione costante, negativa, distruttiva delle idee altrui e delle azioni altrui per cui, in ogni campo, pare obbligatorio dividersi, affrontarsi e combattersi a mo di Guelfi e Ghibellini, Coppi e Bartali, Pisani e Fiorentini, rossi e neri …… mai una assunzione di responsabilità, se non da parte di pochi coscienziosi personaggi, per una politica di benessere comune, di buon senso, di normale dialettica politica.