Non sono forze fasciste, ma “sfasciste”
Un Governo che si rispetti deve preoccuparsi che i conti tornino e reggano nel tempo per la salvaguardia di tutti i cittadini, vecchi o giovani che siano, oppure può allegramente fregarsene, sperando in un miracolo divino che faccia piovere manna dal cielo?
Negli ultimi 30 anni l’Italia ha già varato una serie di piccole riforme del suo sistema previdenziale per rispondere all’aumento dell’aspettativa di vita e ai vincoli delle finanze pubbliche. Una di queste mi piovve addosso negli anni 90 quando il calcolo della pensione non veniva più fatto sull’ultima retribuzione ma sulla media degli ultimi 3 anni, poi 5, poi 10. Ogni volta, il diverso metodo di calcolo o, come avvenne successivamente con la legge Fornero, l’estensione degli anni lavorativi hanno sempre suscitato durissime proteste cavalcate da chi trae vantaggio elettorale dai pensionati con la promessa di salvaguardare loro e con l’illusione che la salvaguardia per i pensionati correnti avrebbe significato anche la salvaguardia delle future pensioni.
Questa cieca politica è stata praticata da diversi partiti politici (lega, Forza Italia, partiti di sinistra) del tutto irresponsabili, nella fattispecie, nei confronti delle future generazioni. E, da quello che si legge in giro, pare proprio che si voglia giungere a “scassare” i conti. Basti pensare a Berlusconi che propone l’innalzamento delle pensioni minime in sfregio a chi ha regolarmente versato i contributi dovuti, e a Salvini che propone la riduzione degli anni di contribuzione in sfregio alle più elementari regole di buona amministrazione. Quanto a FdI di Giorgia Meloni, la proposta è “Opzione Uomo”, ovvero la pensione anticipata a 58-59 anni con 35 di contributi e ricalcolo dell’assegno tutto contributivo. In quest’ultimo caso, se è vero che la possibilità di cessare l’attività prima verrà controbilanciata da una riduzione nell’importo da percepire, è altrettanto vero che anche detta proposta comporterà costi non indifferenti.
In definitiva, tra Berlusconi che si concentra sulle pensioni minime tutte a 1000 euro e la Lega che spinge a scendere a Quota 41, per finire con la stessa Meloni che punta a congelare l’età d’uscita di vecchiaia a 67 anni per sempre, senza farla variare con l’aspettativa di vita, si prevede che la spesa pensionistica a fine 2025 sarà il 17,5% del Pil, due punti sopra a quelli attuali, circa 350 miliardi, 100 in più di dieci anni fa.
Alla salute dei vecchi!!! Poveri Giovani.