Tre casi che suggellano come il mondo caritatevole italiano sia diventato una acquitrino maleodorante, fedito, disgustoso: Soumahoro, Panzeri, Gerbi. 

Succede che un signore di colore di nome Aboubakar Soumahoro nato nel 1980 a Bétroulilié in Costa d’Avorio, arrivi in Italia nel 1999, a 19 anni, si laurei nel 2010 in sociologia all’Università Federico II di Napoli con voto 110/110 con una tesi su “Analisi sociale del mercato del lavoro. La condizione dei lavoratori migranti nel mercato del lavoro italiano: persistenze e cambiamenti”. Succede che inizi una importante attività sindacale che lo mostra all’Italia intera come un difensore strenuo dei migranti, gli ultimi di una crudele catena sociale. Succede che tutto questo lo porti a diventare parlamentare con gran rumore di fanfare. 
Neanche il tempo di festeggiare che vengono alla luce comportamenti criminali commessi dalla suocera, in modo fin troppo evidente, e da sua moglie, in modo meno evidente anche se, per il giudice istruttore, sarebbe una persona che «ha mostrato elevata spregiudicatezza criminale nell’attuare unprogramma delinquenziale»
Con la sua abilità dialettica vorrebbe farci credere che lui non sapeva nulla. Per una forma di nemesi , lui, di colore, si mette nei panni di un qualunque filibustiere bianco e  pensa a noi come fossimo dei “si badrone”

Succede che un signore di nome Antonio Panzeri nato a Riviera d’Adda (BG), segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, responsabile delle politiche europee della Cgil, diventi parlamentare europeo nelle liste del PD, e poi in conflitto con Renzi, trasmigri in Articolo 1 con l’obiettivo di difendere i deboli dalle aggressioni dei capitalisti, degli autarchi e degli oligarchi. Succede anche che, sempre da probo uomo di sinistra, fondi la “Fight Impunity”, una ONG in difesa dei diritti umani, diventandone il presidente.
Poi, come fulmine a ciel sereno, si scopre che Antonio Panzeri è un malavitoso qualsiasi che si fa scudo dei deboli per personali spregevoli profitti. Lo hanno sorpreso con i quattrini  ancora impacchettati, fascettati come se fossero appena usciti dalla stamperia. E buona parte dei soldi portava una Z nel piccolo codice che indica il paese di stampa. Z è la lettera del Belgio. Significa che il malloppo veniva direttamente da una banca belga. 

Succede che un signore di nome Raffaele Gerbi fondatore di uno studio di consulenza e mediazione, impegnato al Parlamento europeo a favore dei diritti dei macrolesi in incidenti stradali, a Roma in un sit-in di protesta con molti invalidi sotto l’Autorità di vigilanza sulle assicurazioni, in tv e sui giornali come esperto del settore, possa vantare le 5 posizioni di maggior valore mai liquidate in Europa dalle compagnie assicurative ai gravi invalidi di incidenti stradali.
Ma anche in questo caso come nei due precedenti arriva la Magistratura a scoprire una fogna piena solo di acque fecali e gli sequestra a Milano 40 milioni di euro perché ingannava le vittime di incidenti stradali rimaste invalide, trattenendo sino al 70 per cento dei risarcimenti. In concreto, si accordava con il cliente per un obiettivo di risarcimento rispetto al caso concreto; si assumeva tutti gli oneri e spese in cambio del poter invece incamerare tutta o gran parte della somma eventualmente ottenuta in più nella transazione. Il punto è che Gerbi operava in termini truffaldini  di  “silenzio malizioso” perché prospettava un rimborso per esempio di 500.000 euro, quando, in base a parametri già conosciuti, il rimborso sarebbe stato di 5 milioni o più.  

In conclusione, se proprio i paladini dei migranti, dei deboli, delle vittime di incidenti, sono coinvolti in truffe gigantesche ai danni di coloro che dovrebbero difendere, vuol dire che la pietà, l’è morta e lo spirito caritatevole degli italiani, terremotato.