Osservando e leggendo della deposizione di Giuseppe Conte resa ieri 13 gen 2023 al Tribunale di Palermo, mi sovviene il ricordo di Mike Bongiorno e delle sue buste 1,2, trè,
Mike Bongiorno, nacque a New York nel 1924 dalla torinese Enrica Carello e dall’italoamericano Philip Bongiorno. Nel 1929 venne in Italia dove studiò e iniziò la carriera di giornalista, e a seguire, di conduttore televisivo. In effetti fu lui, con Corrado, a contribuire alla nascita della televisione. Nel 1955 diede il via al primo quiz della televisione italiana Lascia o Raddoppia? Si disse che fu grazie a lui e a questa trasmissione se in Italia si cominciò a parlare la lingua italiana in modo omogeneo dal Nord al Sud. E fu nel corso di questa trasmissione che divenne famosa la frase; “vuole la busta 1, la busta 2 o la busta numero trè?”
Vi chiederete cosa c’entra Mike con Conte. C’azzecca, c’azzecca direbbe l’indimenticato Del Pietro.
Nella busta numero 1 troviamo i decreti sicurezza firmati e rivendicati con fermezza da Giuseppe, Conte 1. Infatti, quando in parlamento chiese la fiducia al suo primo governo, promise che, insieme all’allegra brigata gialloverde, avrebbe “messo fine al business dell’immigrazione, cresciuto a dismisura sotto il mantello di una falsa solidarietà”.
Nella busta numero 2 troviamo i decreti sicurezza modificati ma quasi rinnegati, con arzigogoli da avvocato affermato.
Ieri si è presentato al tribunale con la busta numero 3, sempre elegante e con la pochette bianca candida ma completamente diverso nello spirito: non più m giallo, non più verde ma completamente rosso vivo, aspirante leader della sinistra italiana tutta. Nella busta numero trè, l’immigrazione non è affatto un pericolo, ma è un’opportunità.
Busta 1, busta 2 o busta trè? Per tanti, in Italia, le buste son tutte uguali; per loro, l’importante è che siano portate con grazia e passo felpato.
Per me la Politica è altra cosa: ricerca del consenso, sì, ma su valori ben definiti e identificabili, senza trasfigurazioni, negazioni, ribaltamenti del pensiero civile civico. Per questo, onde chiarire le mie considerazioni sul modo di fare politica di Giuseppe Conte, devo ricorrere all’aiuto di Umberto Eco.
Nel 1963, questo grandissimo intellettuale italiano rintracciava le radici profonde del successo di Mike Bongiorno nella sua “mediocrità assoluta“, grazie alla quale «lo spettatore vede glorificato e insignito ufficialmente di autorità nazionale il ritratto dei propri limiti».
Parafrasando Eco, io penso che gli elettori di Conte rintraccino in lui una mediocrità politica assoluta e vedano glorificato il ritratto dei loro limiti di conoscenza della politica e dei suoi valori.
Se tanto mi da tanto, evitiamo campagne elettorali inutili e costose e rifondiamo “Lascia o Raddoppia”.