Tutti si stanno sbracciando per esporre, dalla rava alla fava, i motivi per cui Zelensky non dovrebbe parlare al popolo di Sanremo. Io non ci sto!!! Non ci sto a questo gran vocìo di politici che affannosamente vengono a dirci che Sanremo è Sanremo e non va inquinato da questioni che esulino dalle canzonette.
Conte, ad esempio sostiene l’intangibilità di un evento leggero come Sanremo. “Io sono stato molto contento quando il presidente Roberto Fico ha assunto l’iniziativa di invitare il presidente Zelensky a confrontarsi al Parlamento italiano, a poter esprimere le sue ragioni, le ragioni del suo popolo al popolo italiano – sostiene il leader M5s -. Io non credo francamente invece che sia così necessario avere il presidente Zelensky in un contesto così leggero”. Ed è qui che viene a galla tutta l’ipocrisia di questo uomo d’affari il quale ritiene giusto e corretto inscenare scorribande durante la Prima alla Scala, ben conscio del ritorno in termin di audience delle sue scorribande, e ha da ridire per un semplice importante messaggio sul tragico momento che l’Europa sta vivendo. E per quale motivo stravagante l’opera lirica può essere “inquinata” dalla dura realtà che ci circonda mentre le canzonette sarebbero sacre e inviolabili.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Cuperlo che giustifica la sua critica con la rincorsa all’audience che caratterizza ogni edizione sanremese.
Per non dire di Salvini che, nel suo modo tipico sbrigativo e rozzo, dice: “le morti e la musica non vanno messe insieme”
E perché mai non vanno messe insieme? Per non spaventare i bambini? Per far credere che quell’atroce guerra che ha sterminato già centinaio di migliaia di bambini, giovani e vecchi sia solo una serie televisiva? Per non dare fastidio a Sora Lella?
Eppure questi signori, e tanti altri come loro, hanno dimenticato, ognuno per propri innominabili motivi elettorali, la presenza a Sanremo di Roberto Saviano con il suo monologo in ricordo di Falcone, Borsellino e tutte le vittime delle stragi di mafia; di Rula Jebreal che tre anni fa ha raccontato la sua storia familiare per accendere i riflettori sulla violenza sulle donne; di Paolo Bonolis che nel 2005 annunciò prima la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena in Iraq e poco dopo la morte del funzionario dei servizi Nicola Calipari; di Fabio Fazio che ospitò Gorbaciov; ecc.. ecc…
Egregi signori del piffero: la politica non è mai stata fuori da Sanremo, mente chi dice il contrario.
Siate seri. Molti italiani continuano a pensare che la guerra sia un fatto che riguarda solo gli Ucraini e la Russia. È giusto che siano informati e svegliati dal loro torpore che le canzonette, da sole, aumenterebbero. È giusto, se ancora nessuno glielo ha chiarito, che sappiano che Putin è un aggressore pericolosissimo: alla maniera di Hitler, ha stracciato i trattati che vietano l’invasione di altri Stati. Pertanto: la musica leggerissima del Festival è in realtà un perfetto canale per veicolare un messaggio più pesante, e cioè quello che sta succedendo in Ucraina per mano del brutale aggressore Vladimir Putin.
Zelensky cerca comprensione ma anche vicinanza ed empatia per la sfida immane a cui è chiamato. E non credo che esista modo migliore delle canzonette di Sanremo per sensibilizzare un popolo, quello italiano, che gli ultimi sondaggi danno alquanto intorpidito dopo quasi un anno di conflitto.