A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso si indovina. Questa famosa frase di Andreotti arriva a fagiolo leggendo quanto rivelato dall’Ufficio Antiriciclaggio Italiano circa i comportamenti dell’Ambasciata Russa retta da quel Sergej Razov noto per aver inviato una lettera intimidatoria ai parlamentari che stavano per votare i primi aiuti militari all’Ucraina; per aver pagato biglietti aerei a leader politici che s’inventarono mediatori; per aver chiamato ex premier per spiegare loro che «era tutta colpa di Volodymyr Zelensky»; per essersi incuneato tra le pieghe di quei partiti che non volevano più mandare armi in nome di un riscoperto pacifismo; e per aver denunciato alla procura italiana comportamenti di giornalisti italiani, pensando di essere in Russia dove è vietata la libertà di stampa.
In particolare, l’anno scorso l’Unità di antiriciclaggio italiana si allertò per certe movimentazioni sui tre conti dell’ufficio diplomatico romano della Federazione Russa per un totale di 400 mila dollari americani.
Subito dopo l’ufficio pose l’attenzione su un altro movimento: una società di security consegnò presso l’ambasciata russa una sovvenzione di danaro di 600 mila euro, «composta da seimila banconote di 100 euro». «La provvista — secondo la struttura di controllo italiana — appare del tutto anomala per il valore totale richiesto, se analizzata nel contesto della guerra in corso tra Russia e Ucraina».
Oltre a questo che fa pensare male di per sé, c’è l’ulteriore fatto che da lì, nel giro di un mese, sono stati effettuati diversi prelievi di contante che, partiti dall’ambasciata, avrebbero preso destinazioni ignote.
Insomma, solo nell’ultimo trimestre del 2022 l’ufficio diplomatico di Mosca a Roma ha mosso un milione di euro in contanti. A cosa sia servita tutta questa liquidità non si sa e tantomeno si conoscono gli eventuali destinatari. È certo che l’uso di tanti soldi per «attività regolari e giornaliere» è abnorme, ingiustificabile, assurda…