Un anno fa, a quest’epoca, ci fu uno psicodramma nazionale, sulle sanzioni alla Russia che si sarebbero ritorte contro di noi, su una maxi-recessione con crolli di reddito e di occupazione che, causata dalla perdita del mercato russo e dal rincaro energetico, si sarebbe abbattuta su di noi. Avremmo passato un inverno al gelo. Il Sud africano sarebbe stato investito da carestie e penurie alimentari, e sarebbe stato affamato anche il popolo italiano. Saremmo stati sommersi da ondate gigantesche di profughi verso le nostre terre.
Un anno dopo, nulla di tutto ciò si è verificato. La democrazia ha retto, i governi hanno retto. In particolare, il nostro Governo Draghi ha saputo tempestivamente diversificare gli approvvigionamenti energetici, emarginando la Russia da cui oggi arriva solo il 5% del nostro fabbisogno (contro il precedente 40% circa). In termini sociali abbiamo dovuto far fronte a difficoltà economiche, e lo abbiamo fatto senza grossi contraccolpi (si sono tenute addirittura elezioni politiche).
Oggi, SOLO per ricerca di consenso popolare e opportunità politiche, NON CERTAMENTE per interesse nazionale, si cavalca la bandiera della pace, senza se e senza ma, creando una situazione di stanchezza psicologica che potremmo pagare caramente. Frasi che circolano sempre più, come: “Stare nella Nato, sì, ma in modo critico”; “Sostenere gli ucraini, certo, ma senza essere supini agli americani”. «Armi per tenere in piedi l’Ucraina indipendente sì, per tenere in piedi la guerra no», sono la dimostrazione di una presa per i fondelli o una felloneria intollerabili.
Un po’ più di autostima verso il «nostro sistema» non guasterebbe. Estictzi!!!!