Carlo Cottarelli è un economista, editorialista, e politico italiano. Dal 13 ottobre 2022, senatore della Repubblica. Persona di specchiata onestà intellettuale e riconosciuta competenza.
Ho avuto modo di leggere l’intervista da lui rilasciata al Corriere della Sera oggi, domenica 2 aprile, e di constatare, con soddisfazione, come le sue idee collimino con le mie. Come noto a chi segue la politica, Carlo Cottarelli, ha fatto parte del pacchetto di economisti che hanno condiviso le scelte economiche, politiche, finanziarie, ambientali di Mario Draghi. Poi, con lo scandaloso allontanamento di quest’ultimo da Capo del Governo, decise di entrare nel PD nella convinzione che Letta riuscisse a trovare un accordo con Calenda e Renzi. Oggi, con l’elezione di Elly Schlein alla segreteria del partito, esprime con molta trasparenza i suoi dubbi. Ha fatto sapere che, se le decisioni del nuovo PD, dovessero essere troppo simili a quelle dei 5S, egli si dimetterebbe da senatore della Repubblica, mentre non avrebbe bisogno di dimettersi dal PD, non essendovi iscritto.
In sintesi estrema, a Carlo Cottarelli interessa l’identità del nuovo partito guidato dalla Schlein. Se per FdI e Lega le parole chiave sono “prima gli italiani” e per i 5S, “uno vale uno”, quali sono le parole identitarie del PD? Quelle che guardano alla redistribuzione della ricchezza o quelle che guardano alle opportunità? Guardare alla distribuzione significa che vengono sottovalutati coloro che investono in conoscenze, ricerca, idee, sviluppo, cioè quelli che creano ricchezza; mentre vengono accuditi tutti, indipendentemente dalla ricchezza prodotta. In sintesi banale, si salvaguarda il lavoro e si trascura il capitale (nel paleolitico si usciva di caverna, si cacciava o si raccoglieva erba e frutta; oggi, prima di vendere un prodotto occorrono materie prime, capannone, macchine utensili, promozione e tantissimo altro e, guarda caso, gli introiti della vendita del prodotto si materializzano solo dopo molto tempo), la tecnologia e il processo produttivo necessario (non è che ti metti li con un martello e vai); il sistema di governo nazionale (liberale, statale, regolatore), la logistica, le conoscenze logiche-tecniche-scientifiche assunte prima e durante l’attività di produzione della ricchezza, la burocrazia. Guardare alle opportunità, significa, di converso, dare importanza a tutto il sistema che sta alla base della creazione della ricchezza, ponendo ogni cittadine nelle condizioni di avere le stesse opportunità di partenza. Il Pd della Schlein darà maggior peso all’uguaglianza dei punti di partenza o a quelli di arrivo? Ovvio che se desse più importanza alla distribuzione (punti di arrivo) piuttosto che alle opportunità (punti di partenza), Carlo Cottarelli lascerebbe.
Questo è l’aspetto più importante che riguarda non solo il PD ma tutti quelli che gravitano nell’area di sinistra e non si ritrovano con le politiche dei 5S, assistenzialistiche o che gravano sulle spalle dei contribuenti, senza costrutto etico e morale.
Pertanto, lo stesso Cottarelli, a domanda circa le alleanze risponde: «È inutile girarci intorno, come tendenza, il Pd andrà più verso i Cinque stelle o verso il Terzo Polo? Questo deve essere chiarito prima o poi. Io non sono d’accordo con chi ha detto che si deve guardare ai 5 Stelle perché con Renzi è difficile fare un’alleanza. Peraltro, continua Cottarelli, non sarei d’accordo sul rigetto dei termovalorizzatori, come pure sul rigetto del nucleare, a livello di ricerca. E non sarei d’accordo sull’idea di ridurre le classi per aumentare gli insegnanti (tesi molto 5S). Io non credo che in Italia ci siano ancora le classi pollaio. La dimensione delle nostre classi è un po’ più piccola di quelle degli altri Paesi del G7. C’è invece bisogno di pagare meglio gli insegnanti, quello sì che è un tema, ma noi non abbiamo bisogno di più insegnanti».
Carlo Cottarelli termina l’intervista chiarendo che: «Per adesso non mi dimetto da senatore, aspetto di vedere che cosa accadrà e poi trarrò le conseguenze».
Come lui, sono tanti alla finestra in attesa delle decisioni della segreteria. Vedremo se il PD vorrà identificarsi come un partito di massa del lavoro oppure vorra essere un partito dell’impresa e del lavoro, della produttività e del tempo libero, dell’ambiente e della sostenibilità.
«Il tema dei termovalorizzatori ad esempio. Ma anche quello del completo rigetto da parte di Schlein del nucleare, perché secondo me non si deve completamente chiudere la porta a questa soluzione, quanto meno in termini di ricerca».
Solo questi due punti la trovano contrario?
«No, per esempio nel programma di Schlein c’è la riduzione delle classi e l’aumento degli insegnanti, che è una tesi molto Cinque stelle».
Nemmeno su questo è d’accordo? Si sta parlando della questione delle classi pollaio…
«Io non credo che in Italia ci siano ancora le classi pollaio. La dimensione delle nostre classi è un po’ più piccola di quelle degli altri Paesi del G7. C’è invece bisogno di pagare meglio gli insegnanti, quello sì che è un tema, ma noi non abbiamo bisogno di più insegnanti».
Insomma il suo timore è che il Pd si caratterizzi solo a sinistra e che guardi molto ai Cinque Stelle?
«Esattamente».
Ma per adesso non se ne va.
Sull’Ucraina, però, Schlein, seppur con accenti diversi, sta seguendo la linea dell’ex segretario Letta.
«Sì su quello la posizione non è cambiata, del resto se fosse mutata ci sarebbe stato immediatamente un problema molto più ampio del “caso Cottarelli”».