Adoro Napoli. Li, ho passato 12 anni della mia vita, da studente, prima, e da dirigente aziendale, dopo. Una città di una bellezza incontestabile dentro e fuori, con paesaggi inconfondibili e una cultura pregna di umanità. Purtroppo, la popolazione ricca di creatività, immaginazione, onestà e determinazione, è inquinata da un’altra razza di gente, delinquente nell’anima: non riconosce le istituzioni, ha un suo codice di riferimento, ha per sacrI solo “la famiglia” e”il clan” di appartenenza. La chiamano camorra, un’organizzazione criminale di connotazione mafiosa tesa al controllo del territorio in contrapposizione al potere dello Stato.

Di conseguenza, Napoli è, sì, una città dove l’impossibile diventa possibile, ma anche la città dove, frequentemente, si scatena un clima da far west dove il male sopravanza il bene e lo scenario diventa talmente confuso da non poter più distinguere le guardie dai ladri, il bene dal male, il bello dal brutto.

È di questi tempi la storia della squadra di calcio del Napoli che surclassa tutte le altre squadre del nostro campionato per bellezza di gioco e concretezza di risultati, eppure “certi” suoi tifosi stanno generando un clima surreale fatto di calunnie, provocazioni, maltrattamenti, denunce, minacce … anche di morte. Il presidente della squadra, Aurelio De Laurentiis è costretto, quindi, a munirsi di protezione armata. Nello stesso tempo, in controtendenza, si assiste allo Stato che, tramite il Prefetto, invece di riportare l’ordine con il sistema legale normato dalle leggi, cerca la trattativa con questi “signori” padroni del territorio.

Si fa molta fatica ad accettare una città piena di parcheggiatori abusivi, bancarelle che vendono prodotti falsi, attività commerciali nate grazie ai “soldi sporchi”; diventa, però, intollerabile dover accettare Napoli come città cantiere aperto, dove si parla, si predica, si fanno annunci salvo poi vedere prefetto, questore e sindaco trovare il tempo per aprire alla possibilità di un incontro chiarificatore tra De Laurentiis e quegli ultras che stanno mortificando la parte onesta della città, distruggendo l’immagine della città (se ce ne fosse ancora bisogno), occupando spazi che dovrebbero essere appannaggio solo e soltanto dello Stato.

Non è una barzelletta. E’ Napoli con le sue contraddizioni croniche, le sue inadeguatezze. Una città dove regna il caos, dove si muore per nulla (vedi il caso di Francesco Pio Maimone sul lungomare), dove la percezione di sicurezza è ai minimi storici.