Chi ha almeno 60 anni sa a cosa mi riferisco. Per chi non lo sapesse: sessantottino è chi continua nostalgicamente a ispirarsi, nelle idee e nei comportamenti, al movimento di contestazione giovanile del 1968.

Per mia esperienza diretta, il sessantotto fu certamente un momento di crescita civile, ma, alla fine, come giudizio definitivo, si trattò di un fenomeno di conformismo di massa, un’ondata eversiva che mise in pericolo la stabilità della società liberaldemocratica.

Infatti, se da una parte, contribuì al superamento di diverse forme di moralismo, di autoritarismo, di emarginazione della donna e di altri settori della società, dall’altra, avviò un processo politico che degradò
– fino alla costituzione delle Brigate Rosse,
– all’idea degli omicidi politici conseguenti come lotta per il potere,
– alla esigenza di creare uno sfilacciamento della società per poterla sottometterla alle ragioni superiori del Sol dell’Avvenire, un pò castriste (alla Fidel Castro), un pò cheguariste (alla Che Guevara).