Succede a tutti i politici, che si tratti del governo del Paese oppure del governo di un Partito o di un Movimento o di un Gruppo Politico. Se all’opposizione, in uno di questi contesti, essi sono pronti alla critica, allo sberleffo, alla canzonatura, alla denuncia, al dileggio. Nel farlo, si pongono come salvatori del sistema, fustigatori di costumi, portatori di competenze, risolutori di tutti i mali e i problemi della società. Viceversa, se al governo del Paese o del Partito o del Movimento, dimostrano le loro contraddizioni, i loro limiti, le loro debolezze, la loro volubilità. La cronaca li condanna e li emargina, a volte ingiustamente, la storia li dimentica, li seppellisce. Si salva solo l’intelligente, il furbo, lo scaltro, l’avveduto che sa creare empatia con il popolo di riferimento. Quelli che ci riescono si contano sulle dita di una mano. 

Senza stare a fare la storia dell’umanità, stiamo ai nostri giorni, limitando l’analisi alle mosse dei capi degli attuali maggiori partiti italiani. 

Giorgia Meloni. Tutti la ricordiamo come oppositrice inscalfibile del governo Draghi, considerato come un mostro al servizio di poteri finanziari mondiali. Una volta al governo, Giorgia Meloni sposa quasi tutta la politica condotta da Draghi; per il resto, si arrabatta tra mille contraddizioni: sbraitava contro le commissioni bancarie e la sudditanza del governo verso le banche, poi, una volta al potere,  ci fa sapere che è incostituzionale eliminarle; sbraitava contro gli alti prezzi dei carburanti e lo Stato strozzino e avvoltoio che incassava troppo su quel bene, poi, una volta al potere, non fa nulla per ridurre la pressione fiscale su quei carburanti; per lei, sarebbe bastato il blocco navale per fermare l’immigrazione, poi, una volta al potere, sta inanellando una serie infinita di errori, senza che il problema possa giungere a risoluzione. Per non dire di tutta una serie di problemi (balneari, taxisti, regioni a statuto speciale, ecc…) che, dall’opposizione erano risolvibili in quattro e quattrocchi, al governo son impantanati senza una idea di risoluzione. Lascio da parte il PNRR che da solo avrebbe bisogno di molte riflessioni.

Elly Schlein. Ambientalista (quindi contraria a costruire un termovalorizzatore a Roma), pacifista (quindi contraria a mandare armi all’Ucraina), femminista pro lgtb (quindi favorevole alla gestazione per altri ovvero la maternità surrogata) animalista (difesa degli animali), vince il congresso del PD lanciando messaggi chiari circa i suoi intendimenti e desideri. Una volta a capo del PD dimentica tutto e si contraddice su tutto, notizia di ieri: ha infatti affermato che «bisogna sostenere il popolo ucraino senza aumentare la spesa militare» (tradotto: nessun addio alle armi, scusate), che sul termovalorizzatore ha «ereditato una scelta già fatta» (non voteremo coi Cinquestelle, ma restiamo amici), che è «personalmente favorevole alla gestazione per altri, ma disponibile al confronto» (non se ne fa niente, almeno per ora) e che il destino dell’orsa «va deciso dalle autorità preposte» (ciao ciao, orsa).

Giuseppe Conte. Ha fatto il Presidente del Consiglio per tre anni, indossando il vestito dello statista con pochette e pettinatura perfetta, in stile anglosassone, ha appoggiato governi di destra, di sinistra e di centro. Una volta passato all’opposizione, si è spogliato della pochette, e con i capelli al vento e in maniche di camicia, va girando per l’Italia alla salvaguardia fantomatica dei deboli al grido cheguevarista di “Hasta la victoria siempre”.