L’Italia non può essere condannata al bipolarismo selvaggio.
La vittoria della destra alle elezioni del 25 settembre scorso e la formazione del governo Meloni sono sopraggiunte con la delegittimazione morale della sinistra e dei governi precedenti che detta sinistra ha contribuito a formare. Di contro, l’avvento di Elly Schlein alla segreteria del Partito Democratico, teorizza scientificamente la radicalizzazione della lotta politica con la conseguente delegittimazione e demolizione morale del “nemico di destra”. Non passa giorno che la segretaria nazionale del Pd non individui nell’attuale destra il peggio della politica italiana da rimuovere e cancellare al più presto. A livello morale, a livello culturale e a livello politico. E non passa giorno che i gruppi dirigenziali dell’attuale maggioranza di governo non dimentichino l’interesse nazionale a mantenere un atteggiamento fortemente responsabile e politicamente del tutto coerente con la democrazia matura che prevede una normale alternanza tra opposti schieramenti politici.
È francamente difficile, in un quadro del genere, il decollo di una sana e fisiologica democrazia dell’alternanza. L’Italia non merita tutto questo. Peraltro, i tempi non sono quelli giusti per un guerreggiare miope tra opposti egoismi ed estremismi. Intorno a noi il Mondo gira sempre più attorno a questioni geopolitiche inestricabili: la Cina vuole ridimensionare la potenza degli USA; la Russia, nonostante la sua potenza nucleare, fa fatica a mantenere un ruolo nello scacchiere internazionale; l’Europa non si decide a creare una sua forza politica e militare, autonoma e indipendente che possa liberarsi della tutela degli USA e affrontare da sola i nuovi pericoli; l’Africa è un campo di battaglia aperta a qualsiasi soluzione con conseguenti flussi migratori apocalittici. È solo un esempio di quel che accade fuori dall’Italia e che può travolgerci.
Il bipolarismo selvaggio che si è instaurato da noi non è certamente utile ad affrontare la situazione. Ecco, allora che, buon senso, ragionevolezza richiedono alle forze politiche sane e responsabili di reagire a questo schema fallimentare e dedicarsi alla creazione di una formazione politica (chiamatelo, centro, pianura, mar della tranquillità, o altro ancora) che faccia da cuscinetto tra queste irragionevoli opposte fazioni.
È il caso, nello specifico, di contribuire con determinazione a mantenere in vita un progetto politico veramente democratico, riformista e di governo. Ci stavano provando tanti attori, come Azione di Calenda, +Europa di Bonino, Italia Viva di Renzi e altri soggetti ancora. Tutti sappiamo della battuta d’arresto che ha avuto questo progetto dopo il recente “divorzio” politico tra Italia Viva e Azione. Ma non bisogna arrendersi. Si è fatto un passo indietro, occorre farne 10 avanti.
A fronte di un quadro italiano e internazionale che resta complesso e articolato, è di tutta evidenza che c’è necessità per una ‘politica riformista, plurale e di governo. Occorre proseguire senza interruzioni su di un progetto che cerchi di intercettare la domanda di settori importanti della società italiana, recuperando il crescente ed esponenziale astensionismo elettorale, frutto proprio di un bipolarismo che deve essere superato e corretto. La base per andare avanti c’è e persiste: i contenuti politici, gli obiettivi comuni di liberal democrazia, il riformismo. Va, quindi aborrita la discussione che scivola nell”invettiva, nell’insulto ripetuto e nella demolizione preconcetta delle persone. Non è accettabile che la politica si arrenda e ceda il passo al disvalore.
Ed è per questi motivi che il Centro, d’ora in poi, non può più subire battute d’arresto. Al di là e al di fuori di atteggiamenti e comportamenti che sono semplicemente alternativi e incompatibili con la politica e le sue normali, naturali e tradizionali regole.